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Ultimo Aggiornamento: 13/02/2010 18:03
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13/02/2010 18:03

Domenica ultima dopo l'Epifania
Commento al Vangelo del 14 febbraio
L’incontro tra Gesù e Zaccheo

Ultima dopo l'Epifania

12.02.2010
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


Come non rimanere stupiti di fronte a questa prospettiva vertiginosa? L'uomo, un essere creato e limitato, anzi un peccatore è tanto amato da esser chiamato ad essere figlio di Dio". Stupore è la parola-chiave che ci è illustrata dal sorprendente incontro tra Gesù e Zaccheo.
Ed entrato a Gerico... Non è annotazione banale. Sappiamo che per Luca l'intera vita di Gesù è cammino verso Gerusalemme: Gerico è l'ultima tappa prima di iniziare la salita che porta a Gerusalemme: 27 km con più di mille metri di dislivello.
Zaccheo... vuol dire “Dio ricorda”, e infatti Dio si ricorda di quest'uomo perduto e va alla sua ricerca.
capo dei pubblicani e ricco... questo Zaccheo appartiene alla categoria più odiata. Traditore della patria e servo dei dominatori stranieri per conto dei quali raccoglie le tasse. Ogni giudeo si guardava bene dall'accoglierlo in casa. Il vangelo stesso lo identifica con i peccatori e le meretrici. Approfittando del suo lavoro Zaccheo ha accumulato una ingente fortuna personale. cercava di vedere Gesù... i due verbi dicono più di una semplice curiosità, indicano una inquietudine, una ricerca che sfida anche il rischio del ridicolo, che non si ferma di fronte a nessuna forma di 'rispetto umano'.
Oggi... anche questa non è semplice indicazione cronologica. Luca sottolinea spesso l'oggi della salvezza: "oggi vi è nato un Salvatore" (2,11); "oggi si è adempiuta questa scrittura" (4,21); "oggi abbiamo visto cose prodigiose" (5,26); "ecco, io scaccio e demoni e compio guarigioni, oggi e domani e il terzo giorno avrò finito" (13,32); "oggi sarai con me in paradiso" (23,43). Questo oggi è l'ora decisiva, è il momento da non lasciar passare, l'occasione risolutiva.
dovrò sostare a casa tua... il verbo 'devo' esprime la serietà di tale sosta, non puro gesto di cortesia ma momento della missione salvatrice di Gesù.
subito... due volte ritorna questo avverbio, non nuovo nel linguaggio della vocazione.

La buona notizia

Anche i pescatori chiamati dalla pesca lasciano 'subito' ogni cosa per seguire Gesù (Mt 4,20) e l'accolse con gioia... il verbo qui adoperato è lo stesso che nell'annunciazione a Maria esprime la gioia messianica: Gioisci, rallegrati Maria (e non banalmente: Ti saluto o Maria). E' lo stesso invito alla gioia che troviamo nei profeti Sof 3,14: "Gioisci, figlia di Sion, esulta Israele e rallegrati con tutto il cuore" (cfr. Zac 9,9). Ritroviamo lo stesso verbo nelle parabole lucane della pecora smarrita e del figlio prodigo: "rallegratevi con me perchè ho trovato la mia pecora perduta... Bisognava far festa e rallegrarsi perchè questo tuo fratello era morto ed è tornato alla vita". Questa pagina, più di ogni altra, merita il suo nome: Evangelo, buona notizia. La buona notizia è appunto questa: Io vengo, oggi devo fermarmi a casa tua. Da parte di Dio c'è una domanda di ospitalità e da parte nostra la decisione di aprire la porta: "Io sto alla porta e busso, se uno mi apre entrerò da lui e faremo cena insieme" (Apoc 3,20).

Sotto lo sguardo di Dio

Eppure questa venuta poteva essere sinonimo di sventura: una volta Dio aveva detto a Mosè: "Voi siete un popolo dalla testa dura, se venissi in mezzo a voi vi sterminerei" E Mosè aveva replicato: "Anche se questo popolo ha la testa dura, degnati di venire in mezzo a noi, perdona i nostri peccati e fai di noi la tua eredità". Da allora l'annuncio della venuta di Dio nel suo popolo è diventata buona notizia, evangelo. Il cristianesimo consiste in questo annuncio che genera nell'uomo stupore, meraviglia. E' la scoperta sempre nuova della libera e gratuita iniziativa di Dio. Non siamo noi che per primi andiamo alla ricerca di Dio, è lui che viene incontro a noi, si invita a casa nostra: "In questo sta l'amore, non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo figlio... noi amiamo perchè egli ci ha amati per primo" (1Gv 4,9.19). E Paolo è stupito di fronte alla parola di Isaia, infatti scrive: "Isaia osa dire: 'Io mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano'". E' Dio che per primo si interessa di noi. E in Gal 4,9 afferma: "L'importante non è conoscere Dio, ma essere conosciuti da lui". E il verbo 'conoscere' indica ben più che l'attività intellettuale, coinvolge l'intera esistenza fino ad indicare il rapporto d'amore dell'uomo e della donna. Gesù si invita 'a casa ': non nella strada dove sarebbe troppo facile ed effimero. Tanta gente parla di Dio fuori dalla propria casa, fuori dalla propria interiorità, in luoghi dove si può parlare di tutto e di niente con disimpegno. A casa: dove vivi, dove soffri, dove riposi, dove sei te stesso senza ruoli nè maschere. Gesù viene per salvare: cioè per permetterci di esistere nuovamente sotto il suo sguardo. Dopo il peccato Adamo aveva fuggito lo sguardo di Dio e fu la sua infelicità. La felicità, la salvezza è poter vivere ancora sotto lo sguardo di Dio. E Zaccheo cercava proprio quello sguardo, ma senza esser visto, nascosto tra i rami dell'albero. E invece lo sguardo di Gesù è su Zaccheo, anzi Gesù è nella casa di Zaccheo, dentro la sua vita. Ed è uno sguardo, una presenza che cambiano l'esistenza. Infine un ultimo piccolo dettaglio: Gesù dice 'Discendi presto'. Non lascia a Zaccheo il tempo di riflettere, di calcolare se gli convenga o meno. Dio ama invitarsi all'improvviso, senza darci il tempo di preparargli un discorso o di metter ordine ed esser presentabili. Beati coloro che la Parola ha sorpreso così... "Presto, aprimi la porta, oggi devo venire in casa tua".
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