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Ultimo Aggiornamento: 13/02/2010 18:03
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13/02/2010 17:47

Letture Rito Ambrosiano
 
Sir 18,11-14; Sal 102; 2Cor 2,5-11; Lc 19,1-10
 
 
 
 DOMENICA ULTIMA DOPO L'EPIFANIA - detta "del perdono"


LETTURA
Lettura del libro del Siracide 18, 11-14


Il Signore è paziente verso di loro / ed effonde su di loro la sua misericordia. / Vede e sa che la loro sorte è penosa, / perciò abbonda nel perdono. La misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo, / la misericordia del Signore ogni essere vivente. / Egli rimprovera, corregge, ammaestra / e guida come un pastore il suo gregge. / Ha pietà di chi si lascia istruire / e di quanti sono zelanti per le sue decisioni.

SALMO
Sal 102

® Grande è la misericordia del Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno. ®

Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono. ®

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. ®

EPISTOLA
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2, 5-11

Fratelli, se qualcuno mi ha rattristato, non ha rattristato me soltanto, ma, in parte almeno, senza esagerare, tutti voi. Per quel tale però è già sufficiente il castigo che gli è venuto dalla maggior parte di voi, cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte. Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità; e anche per questo vi ho scritto, per mettere alla prova il vostro comportamento, se siete obbedienti in tutto. A chi voi perdonate, perdono anch’io; perché ciò che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da perdonare, l’ho fatto per voi, davanti a Cristo, per non cadere sotto il potere di Satana, di cui non ignoriamo le intenzioni.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 19, 1-10

In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
13/02/2010 18:03

Domenica ultima dopo l'Epifania
Commento al Vangelo del 14 febbraio
L’incontro tra Gesù e Zaccheo

Ultima dopo l'Epifania

12.02.2010
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


Come non rimanere stupiti di fronte a questa prospettiva vertiginosa? L'uomo, un essere creato e limitato, anzi un peccatore è tanto amato da esser chiamato ad essere figlio di Dio". Stupore è la parola-chiave che ci è illustrata dal sorprendente incontro tra Gesù e Zaccheo.
Ed entrato a Gerico... Non è annotazione banale. Sappiamo che per Luca l'intera vita di Gesù è cammino verso Gerusalemme: Gerico è l'ultima tappa prima di iniziare la salita che porta a Gerusalemme: 27 km con più di mille metri di dislivello.
Zaccheo... vuol dire “Dio ricorda”, e infatti Dio si ricorda di quest'uomo perduto e va alla sua ricerca.
capo dei pubblicani e ricco... questo Zaccheo appartiene alla categoria più odiata. Traditore della patria e servo dei dominatori stranieri per conto dei quali raccoglie le tasse. Ogni giudeo si guardava bene dall'accoglierlo in casa. Il vangelo stesso lo identifica con i peccatori e le meretrici. Approfittando del suo lavoro Zaccheo ha accumulato una ingente fortuna personale. cercava di vedere Gesù... i due verbi dicono più di una semplice curiosità, indicano una inquietudine, una ricerca che sfida anche il rischio del ridicolo, che non si ferma di fronte a nessuna forma di 'rispetto umano'.
Oggi... anche questa non è semplice indicazione cronologica. Luca sottolinea spesso l'oggi della salvezza: "oggi vi è nato un Salvatore" (2,11); "oggi si è adempiuta questa scrittura" (4,21); "oggi abbiamo visto cose prodigiose" (5,26); "ecco, io scaccio e demoni e compio guarigioni, oggi e domani e il terzo giorno avrò finito" (13,32); "oggi sarai con me in paradiso" (23,43). Questo oggi è l'ora decisiva, è il momento da non lasciar passare, l'occasione risolutiva.
dovrò sostare a casa tua... il verbo 'devo' esprime la serietà di tale sosta, non puro gesto di cortesia ma momento della missione salvatrice di Gesù.
subito... due volte ritorna questo avverbio, non nuovo nel linguaggio della vocazione.

La buona notizia

Anche i pescatori chiamati dalla pesca lasciano 'subito' ogni cosa per seguire Gesù (Mt 4,20) e l'accolse con gioia... il verbo qui adoperato è lo stesso che nell'annunciazione a Maria esprime la gioia messianica: Gioisci, rallegrati Maria (e non banalmente: Ti saluto o Maria). E' lo stesso invito alla gioia che troviamo nei profeti Sof 3,14: "Gioisci, figlia di Sion, esulta Israele e rallegrati con tutto il cuore" (cfr. Zac 9,9). Ritroviamo lo stesso verbo nelle parabole lucane della pecora smarrita e del figlio prodigo: "rallegratevi con me perchè ho trovato la mia pecora perduta... Bisognava far festa e rallegrarsi perchè questo tuo fratello era morto ed è tornato alla vita". Questa pagina, più di ogni altra, merita il suo nome: Evangelo, buona notizia. La buona notizia è appunto questa: Io vengo, oggi devo fermarmi a casa tua. Da parte di Dio c'è una domanda di ospitalità e da parte nostra la decisione di aprire la porta: "Io sto alla porta e busso, se uno mi apre entrerò da lui e faremo cena insieme" (Apoc 3,20).

Sotto lo sguardo di Dio

Eppure questa venuta poteva essere sinonimo di sventura: una volta Dio aveva detto a Mosè: "Voi siete un popolo dalla testa dura, se venissi in mezzo a voi vi sterminerei" E Mosè aveva replicato: "Anche se questo popolo ha la testa dura, degnati di venire in mezzo a noi, perdona i nostri peccati e fai di noi la tua eredità". Da allora l'annuncio della venuta di Dio nel suo popolo è diventata buona notizia, evangelo. Il cristianesimo consiste in questo annuncio che genera nell'uomo stupore, meraviglia. E' la scoperta sempre nuova della libera e gratuita iniziativa di Dio. Non siamo noi che per primi andiamo alla ricerca di Dio, è lui che viene incontro a noi, si invita a casa nostra: "In questo sta l'amore, non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo figlio... noi amiamo perchè egli ci ha amati per primo" (1Gv 4,9.19). E Paolo è stupito di fronte alla parola di Isaia, infatti scrive: "Isaia osa dire: 'Io mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano'". E' Dio che per primo si interessa di noi. E in Gal 4,9 afferma: "L'importante non è conoscere Dio, ma essere conosciuti da lui". E il verbo 'conoscere' indica ben più che l'attività intellettuale, coinvolge l'intera esistenza fino ad indicare il rapporto d'amore dell'uomo e della donna. Gesù si invita 'a casa ': non nella strada dove sarebbe troppo facile ed effimero. Tanta gente parla di Dio fuori dalla propria casa, fuori dalla propria interiorità, in luoghi dove si può parlare di tutto e di niente con disimpegno. A casa: dove vivi, dove soffri, dove riposi, dove sei te stesso senza ruoli nè maschere. Gesù viene per salvare: cioè per permetterci di esistere nuovamente sotto il suo sguardo. Dopo il peccato Adamo aveva fuggito lo sguardo di Dio e fu la sua infelicità. La felicità, la salvezza è poter vivere ancora sotto lo sguardo di Dio. E Zaccheo cercava proprio quello sguardo, ma senza esser visto, nascosto tra i rami dell'albero. E invece lo sguardo di Gesù è su Zaccheo, anzi Gesù è nella casa di Zaccheo, dentro la sua vita. Ed è uno sguardo, una presenza che cambiano l'esistenza. Infine un ultimo piccolo dettaglio: Gesù dice 'Discendi presto'. Non lascia a Zaccheo il tempo di riflettere, di calcolare se gli convenga o meno. Dio ama invitarsi all'improvviso, senza darci il tempo di preparargli un discorso o di metter ordine ed esser presentabili. Beati coloro che la Parola ha sorpreso così... "Presto, aprimi la porta, oggi devo venire in casa tua".
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