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II Domenica dopo la Dedicazione

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2009 16:22
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31/10/2009 16:14

Letture Rito Ambrosiano
 
Is 56,3-7; Sal 23; Ef 2,11-22; Lc 14,1a.15-24
 
 
 
 II Domenica dopo la Dedicazione

Messa nel giorno

LETTURA
Lettura del profeta Isaia 56, 3-7

In quei giorni. Isaia disse: / «Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: / “Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!”. / Non dica l’eunuco: / “Ecco, io sono un albero secco!”. / Poiché così dice il Signore: / “Agli eunuchi che osservano i miei sabati, / preferiscono quello che a me piace / e restano fermi nella mia alleanza, / io concederò nella mia casa / e dentro le mie mura un monumento e un nome / più prezioso che figli e figlie; / darò loro un nome eterno / che non sarà mai cancellato. / Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo / e per amare il nome del Signore, / e per essere suoi servi, / quanti si guardano dal profanare il sabato / e restano fermi nella mia alleanza, / li condurrò sul mio monte santo / e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. / I loro olocausti e i loro sacrifici / saranno graditi sul mio altare, / perché la mia casa si chiamerà / casa di preghiera per tutti i popoli”».

SALMO
Sal 23

® Il Signore si rivela a chi lo teme.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. ®

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli,
chi non giura con inganno. ®

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 2, 11-22

Fratelli, ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d’uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, / colui che di due ha fatto una cosa sola, / abbattendo il muro di separazione che li divideva, / cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. / Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, / per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, / facendo la pace, / e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, / per mezzo della croce, / eliminando in se stesso l’inimicizia. / Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, / e pace a coloro che erano vicini. / Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, / al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 14, 1a. 15-24

Un sabato il Signore Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei. Uno dei commensali gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
31/10/2009 16:22

Commento al Vangelo del 1° novembre
Gli invitati alla festa
II Domenica dopo la Dedicazione
30.10.2009
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


La Pagina evangelica risulta chiaramente costruita attorno al simbolo del convito. Il simbolo del banchetto è immediatamente eloquente, è simbolo universale. Prendere parte ad un banchetto vuol dire ben più che semplice nutrimento, è gesto carico di significati: convivialità, amicizia, festa, comunione tra le persone. Non stupisce allora che in tutte le tradizioni religiose il pasto comune sia usato come simbolo espressivo della comunione degli uomini con Dio, simbolo del nostro destino. Per questo, il gesto centrale della fede cristiana - la celebrazione eucaristica che stiamo compiendo proprio ora - è un convito, un pasto rituale espressivo della convivialità umana e della comunione con Dio. La parabola odierna adopera questo simbolo per indicare l’intenzione di Dio di convocare tutta l’umanità ad una festa eterna. Tutta l’umanità. Certo, i primi destinatari non hanno accolto l’invito, con motivazioni diverse si sono sottratti all’invito. Sostiamo su questo dettaglio del testo. Di invito si tratta, cioè di una proposta alla nostra libertà. Di fronte a Dio e alle sue proposte siamo liberi. Viene alla mente la brevissima parabola di Apocalisse 3,20: “Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. Anche in questo breve testo come nella nostra parabola anzitutto vi è l’iniziativa libera, spontanea di Dio che invita, che si avvicina alla nostra porta e bussa. Davvero In principio Dio!

Una scelta libera

E’ sempre lui che fa il primo passo e viene a cercare, interpella, invita. E di fronte a Dio non sta un essere inerte, passivo, un robot o un burattino: di fronte a Dio sta una coscienza libera e capace di scelta, di accoglienza e di rifiuto. La porta può rimanere chiusa, l’invito può esser rifiutato. Ma i doni di Dio sono senza pentimento e quindi altri vengono invitati, anzi tutta l’umanità con un gesto di sconfinata larghezza. Buoni a cattivi, belli e brutti, anche l’ultimo e malconcio rottame umano abbandonato lungo una siepe campestre è raggiunto dall’invito: Vieni anche tu alla festa. Questo è l’Evangelo, la gioia dell’Evangelo. I discepoli di Gesù hanno consapevolezza di dover essere anzitutto banditori di questo lieto annuncio: Dio viene e ci chiama, vuole sottrarci all’isolamento per convocarci nel suo popolo nel convito del suo Regno. Prima di qualsiasi precetto morale, prima dei comandi e dei divieti, prima di ogni altra parola deve risuonare l’invito alla gioia dell’Evangelo. Perché la sala sia stracolma e sia festa per tutti. Fermiamoci anche noi sulla soglia di questa sala affollata da una umanità che nonostante le fatiche e le brutture che ne sfigurano il volto è ormai chiamata alla gioia della comunione con Dio, con una sottolineatura particolarmente preziosa in questi nostri tempi di “globalizzazione”.

Non tocca a noi escludere

Le prime due letture, infatti, fanno degli stranieri, di quanti non appartengono al popolo della prima Alleanza, i destinatari di questo invito rilanciato a tutta l’umanità, invito sconfinato. Il muro di separazione che proprio nel Tempio di Gerusalemme quasi chiudeva gli stranieri in una sorta di “riserva” separandoli dai figli di Abramo, è ormai abbattuto, tutti, proprio tutti sono chiamati al banchetto. In questi nostri anni quanti uomini, donne e bambini, cercano in tutti i modi di sfuggire alla miseria per avere almeno le briciole del banchetto al quale noi quotidianamente prendiamo parte. E noi istintivamente li temiamo, come pericolosi per la nostra sicurezza e il nostro benessere. Eppure secondo la parola evangelica sono anche loro invitati. Davvero la storia dell’umanità si svolge tra questo appello di Dio, invito alla festa rivolto a tutti senza esclusioni di sorta, e la libertà dell’uomo capace di accogliere o di rifiutare. Ma non tocca a noi escludere qualcuno dall’invito.
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