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I Domenica dopo la Dedicazione

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2009 17:39
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24/10/2009 17:13

Letture Rito Ambrosiano
 
At 8,26-39; Sal 65; 1Tm 2,1-5; Mc 16,14b-20
 
 
 
I  Domenica dopo la Dedicazione

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 8, 26-39

In quei giorni. Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: / «Come una pecora egli fu condotto al macello / e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, / così egli non apre la sua bocca. / Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, / la sua discendenza chi potrà descriverla? / Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita». Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada.

SALMO
Sal 65

® La tua salvezza, Signore, è per tutti i popoli.
Popoli, benedite il nostro Dio,
fate risuonare la voce della sua lode;
è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi. ®

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui gridai con la mia bocca,
lo esaltai con la mia lingua. ®

Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. ®

EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2, 1-5

Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Marco 16, 14b-20

In quel tempo. Il Signore Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
24/10/2009 17:39

Commento al Vangelo del 25 ottobre
I testimoni increduli
I Domenica dopo Dedicazione
23.10.2009
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


L’Evangelo di questa domenica, conclusione del Vangelo secondo Marco, racchiude due messaggi a prima vista incompatibili. Da un lato registra con estrema onestà la reazione incredula dei discepoli all’annuncio della resurrezione, dall’altro il compito che proprio a questi increduli Gesù affida.
L’annuncio della risurrezione, vertiginoso per la nostra intelligenza, ha incontrato la tenace resistenza dei discepoli di Gesù. Proprio loro che avevano ascoltato dal Maestro il ripetuto annuncio della sua morte e della sua risurrezione il terzo giorno, sono fermi alla drammatica esperienza della sua morte cancellando la promessa della risurrezione. E Gesù infatti rimprovera i discepoli per la loro incredulità e durezza di cuore perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto (16,14).
Gli Evangelisti sono unanimi nel registrare l'incredulità dei discepoli. Così Matteo: "quando gli undici discepoli videro (Gesù risorto) si prostrarono alcuni però dubitavano" (28,16s.). Secondo Luca le parole delle donne che riferiscono d'aver avuto una visione di angeli non vengono credute dai discepoli che le prendono per vaneggiamenti (24,11). I due di Emmaus tristi e sfiduciati fanno ritorno alle loro case ora che le speranze suscitate da Gesù sono sepolte con lui. E le parole di quanti affermano che Gesù è vivo (24,22-24) non fanno breccia nei loro cuori increduli. E ancora la reazione dei discepoli è quella di chi crede di vedere un fantasma (24, 37) è reazione di turbamento e dubbio (24,38). Secondo Giovanni sembra di poter dire che i discepoli dopo la Pasqua ritornano alle loro occupazioni di un tempo, la pesca (21, 1ss.) Tommaso che siamo soliti identificare come l’incredulo per eccellenza, non è affatto solo, esprime con maggiore decisione la resistenza a credere che è di tutti gli altri discepoli. Ma è soprattutto nel vangelo di Marco che questa incredulità è vistosamente presente.

Uomini pieni di paura

Nella sua primitiva stesura il vangelo si concludeva al cap. 16,8 con la fuga delle donne dal sepolcro piene di timore e di spavento: "E non dissero niente a nessuno perchè avevano paura". Il Vangelo si chiudeva con questo silenzio carico di paura. Successivamente una aggiunta conclude con la menzione di altre apparizioni di Gesù ma anche queste accompagnate da incredulità (16,11.13). E’ certo un indizio di grande affidabilità dei racconti evangelici il fatto che registrino con onestà l’incredulità dei discepoli. Se i Vangeli fossero una costruzione della primitiva comunità certo non vi troveremmo così vistosamente attestata l’incredulità dei primi discepoli che davvero non ci fanno una splendida figura. Ci aspetteremmo, a questo punto, una sorta di licenziamento in tronco. Avviene invece proprio il contrario. Ecco il secondo messaggio di questa pagina. A questi uomini pieni di paura e increduli Gesù affida il compito di andare e predicare l’evangelo (16,15). La chiesa è fondata su questi undici increduli, undici uomini che nell’ora della prova sono fuggiti tutti, con la sola eccezione di Giovanni. In verità la Chiesa prima che su questi undici increduli è fondata su Gesù, gli Undici dovranno solo ridire a tutti e per sempre che solo in Lui, nel Signore Gesù crocifisso e risorto, vi è speranza per ogni uomo.

Nessuno è inadatto

Non dovranno tanto esibire la loro fede, quanto mai incerta, ma farsi eco dell’unica parola che salva, quella Parola che appunto la morte non ha potuto cancellare. Forse anche noi, talvolta, avvertiamo la sproporzione tra il messaggio vertiginoso dell’evangelo e la pochezza della nostra fede, ci sentiamo impari al compito di testimoniare che Gesù è il Vivente. Non più tardi di qualche settimana fa, una persona invitata ad assumere il compito di catechista dei nostri ragazzi, mi confidava la sua esitazione in ragione dei suoi dubbi, delle sue incertezze, della sua inadeguatezza a tale compito. Eppure proprio a uomini dubbiosi, increduli, inadeguati Gesù ha affidato il suo evangelo. Nessuno di noi si consideri perciò inadatto a comunicare ad altri la buona notizia: non dobbiamo trasmettere parole nostre e tanto meno esibire la nostra fede: dobbiamo andare dappertutto e proclamare ad ogni creatura solo l’Evangelo, niente altro che l’Evangelo. Con l’unica certezza che il Signore agisce con noi e conferma la nostra parola.
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