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  28/08/2009 21:11 | |
| | | | | Le esperienze di altri Paesi dimostrano
la necessità di un dibattito politico | LA RU486 IN PARLAMENTO?
LA ``LAICA`` FRANCIA INSEGNA | Dopo un’estate rallegrata dalle amenità del professor Umberto Veronesi, sempre più convinto che la donna del futuro pattinerà altrettanto amenamente tra pillola abortiva e riproduzione senza maschi, la notizia che il Senato varerà un’indagine conoscitiva sulla Ru486 riporta tutti con i piedi per terra. Chi, come il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, obietta che la questione non riguarda il Parlamento, dovrebbe sapere che altrove – per esempio in Australia – non soltanto il dibattito parlamentare c’è stato, ma che proprio in quella sede sono emersi fatti che sarebbero altrimenti rimasti sconosciuti all’opinione pubblica. Il risultato è che laggiù la Ru486 è autorizzata ma nei fatti non usata. Il parlamento italiano, dal canto suo, ha almeno un buon motivo per indagare: se la Ru486 è nata per l’aborto domiciliare – e lo è – il suo uso confligge con la legge 194, la quale prescrive che l’aborto debba avvenire (quindi concludersi) in ospedale. Rendere compatibile la Ru486 con la legge italiana vigente significa infatti prevedere il ricovero fino ad avvenuto aborto, il che comporterebbe degenze che possono durare anche settimane, comunque non meno di tre giorni. Vedremo che cosa l’Aifa risponderà tra un paio di settimane al ministro Sacconi, che ha chiesto in proposito protocolli precisi. Ma già sappiamo che cosa è successo altrove, per esempio nella Francia “patria” dell’aborto chimico: hanno dovuto cambiare la legge Veil proprio nella parte che prescriveva il ricovero, ora non più necessario. E sappiamo che qualcuno ci sta pensando anche qui. Nicoletta Tiliacos |
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