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08/08/2009 16:32 | |
| DOMENICA X DOPO PENTECOSTE
LETTURA Lettura del primo libro dei Re 7, 51 - 8, 14
In quei giorni. Fu terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto per il tempio del Signore. Salomone fece portare le offerte consacrate da Davide, suo padre, cioè l’argento, l’oro e gli utensili; le depositò nei tesori del tempio del Signore. Salomone allora convocò presso di sé in assemblea a Gerusalemme gli anziani d’Israele, tutti i capitribù, i prìncipi dei casati degli Israeliti, per fare salire l’arca dell’alleanza del Signore dalla Città di Davide, cioè da Sion. Si radunarono presso il re Salomone tutti gli Israeliti nel mese di Etanìm, cioè il settimo mese, durante la festa. Quando furono giunti tutti gli anziani d’Israele, i sacerdoti sollevarono l’arca e fecero salire l’arca del Signore, con la tenda del convegno e con tutti gli oggetti sacri che erano nella tenda; li facevano salire i sacerdoti e i leviti. Il re Salomone e tutta la comunità d’Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all’arca pecore e giovenchi, che non si potevano contare né si potevano calcolare per la quantità. I sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore al suo posto nel sacrario del tempio, nel Santo dei Santi, sotto le ali dei cherubini. Difatti i cherubini stendevano le ali sul luogo dell’arca; i cherubini, cioè, proteggevano l’arca e le sue stanghe dall’alto. Le stanghe sporgevano e le punte delle stanghe si vedevano dal Santo di fronte al sacrario, ma non si vedevano di fuori. Vi sono ancora oggi. Nell’arca non c’era nulla se non le due tavole di pietra, che vi aveva deposto Mosè sull’Oreb, dove il Signore aveva concluso l’alleanza con gli Israeliti quando uscirono dalla terra d’Egitto. Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nube riempì il tempio del Signore, e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio del Signore. Allora Salomone disse: «Il Signore ha deciso di abitare nella nube oscura. / Ho voluto costruirti una casa eccelsa, / un luogo per la tua dimora in eterno». Il re si voltò e benedisse tutta l’assemblea d’Israele, mentre tutta l’assemblea d’Israele stava in piedi.
SALMO Sal 28
® Mostrati a noi, Signore, nella tua santa dimora. Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo. ®
La voce del Signore è forza, la voce del Signore è potenza. La voce del Signore saetta fiamme di fuoco. Nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!». ®
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo, il Signore siede re per sempre. Il Signore darà potenza al suo popolo, il Signore benedirà il suo popolo con la pace. ®
EPISTOLA Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 6,14 - 7,1
Fratelli, non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? Quale intesa fra Cristo e Bèliar, o quale collaborazione fra credente e non credente? Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: «Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò / e sarò il loro Dio, / ed essi saranno il mio popolo. / Perciò uscite di mezzo a loro / e separatevi, dice il Signore, / non toccate nulla d’impuro. / E io vi accoglierò / e sarò per voi un padre / e voi sarete per me figli e figlie, / dice il Signore onnipotente». In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio.
VANGELO Lettura del Vangelo secondo Matteo 21, 12-16
In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: / “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera”. / Voi invece ne fate un covo di ladri». Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: / “Dalla bocca di bambini e di lattanti / hai tratto per te una lode”?» |
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08/08/2009 16:47 | |
9 agosto 2009 – X domenica dopo Pentecoste anno B a cura di Don Raffaello Ciccone ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ www.aclimilano.com Lettura del primo libro dei Re 7, 51 - 8, 14 In quei giorni. 51 Fu così terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto per il tempio del Signore. Salomone fece portare le offerte consacrate da Davide, suo padre, cioè l’argento, l’oro e gli utensili; le depositò nei tesori del tempio del Signore. 8 1 Salomone allora convocò presso di sé in assemblea a Gerusalemme gli anziani d’Israele, tutti i capitribù, i prìncipi dei casati degli Israeliti, per fare salire l’arca dell’alleanza del Signore dalla Città di Davide, cioè da Sion. 2 Si radunarono presso il re Salomone tutti gli Israeliti nel mese di Etanìm, cioè il settimo mese, durante la festa. 3 Quando furono giunti tutti gli anziani d’Israele, i sacerdoti sollevarono l’arca 4 e fecero salire l’arca del Signore, con la tenda del convegno e con tutti gli oggetti sacri che erano nella tenda; li facevano salire i sacerdoti e i leviti. 5 Il re Salomone e tutta la comunità d’Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all’arca pecore e giovenchi, che non si potevano contare né si potevano calcolare per la quantità. 6 I sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore al suo posto nel sacrario del tempio, nel Santo dei Santi, sotto le ali dei cherubini. 7 Difatti i cherubini stendevano le ali sul luogo dell’arca; i cherubini, cioè, proteggevano l’arca e le sue stanghe dall’alto. 8 Le stanghe sporgevano e le punte delle stanghe si vedevano dal Santo di fronte al sacrario, ma non si vedevano di fuori. Vi sono ancora oggi. 9 Nell’arca non c’era nulla se non le due tavole di pietra, che vi aveva deposto Mosè sull’Oreb, dove il Signore aveva concluso l’alleanza con gli Israeliti quando uscirono dalla terra d’Egitto. 10 Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nube riempì il tempio del Signore, 11 e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio del Signore. 12 Allora Salomone disse: «Il Signore ha deciso di abitare nella nube oscura. 13 Ho voluto costruirti una casa eccelsa, un luogo per la tua dimora in eterno». 14 Il re si voltò e benedisse tutta l’assemblea d’Israele, mentre tutta l’assemblea d’Israele stava in piedi. Lettura del primo libro dei Re 7, 51 - 8, 14 Finalmente i lavori del tempio sono stati completati e Salomone inizia il cammino per portare l'arca dell'Alleanza nel “Santo dei santi”, la parte più interna del tempio, dove Dio abita, secondo la concezione ebraica. Salomone incomincia a depositare i tesori e tutti gli oggetti preziosi che suo padre Davide gli aveva lasciato, destinati al tempio del Signore, frutto di bottini di guerra. Viene indetta un'assemblea dove, con grande enfasi, è ricordato che "tutto Israele si radunò presso il re Salomone per la festa". Siamo nel settimo mese secondo il calendario ebraico, e corrisponde, grosso modo, alla festa delle Capanne che cade in autunno, quando si commemorava il cammino nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto. La processione ha un andamento liturgico particolare, con molte fermate durante le quali si offrono buoi e pecore, lungo un cammino che sale "dalla città di Davide, cioè da Sion" al tempio di Gerusalemme, costruito più in alto. Poi, nei secoli, non si distingue la città di Davide ed il luogo del tempio e tutto diventa monte Sion. Insieme è trasportata, si dice, la “tenda del convegno con gli arredi sacri". Probabilmente però non è certo quella utilizzata da Mosé nel deserto, ma una tenda che era stata costruita da Davide per collocarvi l'arca. Questa, introdotta nella cella del “Santo dei Santo” senza che vengano tolte le stanghe, resta invisibile dall’esterno (“il Santo”), salvo che per le stanghe, che restano invece visibili, nella loro estremità, dai sacerdoti che sacrificano gli animali. Il popolo, comunque, in queste parti interne del tempio non può entrare. Nell'arca, si dice, sono custodite le tavole dell'alleanza ricevute dal Signore attraverso Mosé, sul Sinai. In altri testi (Eb 9,4) si ritiene che nell'Arca ci fossero anche un'urna con la manna e la verga di Aronne. Sono qui ricordati due cherubini, tradizionalmente rappresentati con le ali allargate che "coprivano l'arca e le sue stanghe dall'alto". Per quello che se ne sa, sono le due uniche sculture esistenti, non solo nel Tempio ma anche in Israele. Questo testo vuole ricordare lo splendore, la santità e la bellezza della presenza di Dio. E’ Lui che dà valore e significato al tempio. Si comprende, allora, la protesta di Gesù che scaccia i venditori perché profanano il luogo di Dio. Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. 6, 14 – 7, 1 Fratelli, 14non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? 15Quale intesa fra Cristo e Bèliar,o quale collaborazione fra credente e non credente? 16Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. 17Perciò uscite di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, nontoccate nulla d’impuro. E io vi accoglierò 18e sarò per voi un Padre e voi sarete per me figli e figlie, dice il Signore onnipotente. 71In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio. Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi. 6, 14 – 7, 1 Paolo ha ricordato, nei versetti precedenti, la lotta e la fatica che egli ha compiuto per essere fedele al messaggio che Gesù ha inviato e per essere un buon portatore della Parola di Dio. A conclusione, si lamenta di non essere capito e di non essere considerato come padre. "Io parlo come a figli: rendeteci il contraccambio, apritevi anche voi" (v13). L’inizio di questo nostro testo ricorda, come il mondo contadino ben sa, che non si possono mettere sotto il giogo due animali diversi. Da qui Paolo prosegue con una riflessione che, pur presente nella lettera, sembra che non faccia parte del pensiero dell’apostolo, ma piuttosto risente molto di influenze ebraiche, soprattutto per l'insistenza della rigida separazione tra i cristiani e il mondo. Infatti, i credenti vengono invitati con fermezza a separarsi dalla mentalità pagana e quindi da stili e scelte di "non credenti (in Cristo)". È come se egli dividesse le scelte che i Corinti fanno, in cinque interrogativi. Il contesto ritraduce il rapporto tra paganesimo e cristianesimo in cinque modalità che, di per sé, si giocano sulla giustizia, sulla luce e quindi la verità, sulle scelte (Beliar significa "spregevole, senza valore" e quindi è sinonimo di Satana), sulla collaborazione, sul culto (tempio di Dio e idoli). Il richiamo ad alcuni testi biblici, sia della legge che dei profeti, riporta alla santità di Dio che è presente e che cammina con il suo popolo. Nello stesso tempo anche i cristiani che si sentono far parte dell'unico popolo, scelto da Dio, hanno ereditato questa vocazione e questa coscienza. La purificazione, perciò, fa parte di una grandezza che non è solo una santità morale ma anche distanza da ciò che non è credente. Si risente qui una riflessione su ciò che è santità nel linguaggio biblico 9 agosto 2009 – X domenica dopo Pentecoste anno B a cura di Don Raffaello Ciccone ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ www.aclimilano.com antico. Santità non è solo comportarsi bene (santità morale), ma è anche prendere le distanze da ciò che è impuro, banale, quotidiano, per entrare in una dimensione di sacralità, di separatezza dalla quotidianità. Il Concilio Vaticano II, mentre non banalizza la presenza di Dio poiché Egli è "Altro da noi, Oltre il tempo, Trascendente", ricostituisce un nuovo rapporto profondo con la realtà, ricordando che tutto è Santo perché amato da Dio e la santità morale, diffusa anche tra molti che non sono credenti e che tuttavia vivono nel rispetto della coscienza, è risposta con amore all'amore di Dio che si fa carne in Gesù. Lettura del Vangelo secondo Matteo. 21, 12-16 In quel tempo. Il Signore 12 Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13 e disse loro: «Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri». 14 Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15 Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16 e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode?». Lettura del Vangelo secondo Matteo. 21, 12-16 Gesù è entrato a Gerusalemme insieme con i discepoli, cavalcando un asino e il gesto è stato subito interpretato come un ingresso trionfale del Messia secondo il profeta Zaccaria (9,9). Molta gente si è unita a lui e gli interrogativi si rincorrono. Ciò che avverrà nel tempio, sarà da Gesù stesso collegato alla purificazione del culto antico e alla novità dei tempi messianici. Nel cortile più esterno detto "atrio dei pagani" si svolgono attività commerciali collegate con i sacrifici del tempio a Gerusalemme. Insieme si cambiano monete, convertendo il danaro in circolazione con una moneta di Tiro, l'unica degna di essere raccolta come offerta nel tempio. Le caratteristiche del culto, celebrato dai sacerdoti, necessitano di quello che i venditori offrono in vendita e che viene comprato dai fedeli: agnelli e pecore per i ricchi che potevano spendere molto o tortore e colombi alla portata delle tasche dei poveri. Questi venditori, poi, si fanno garanti delle caratteristiche dell’offerta: animali senza macchia, non malati etc, secondo regole strettissime e complesse. In tutto questo commercio, con molta probabilità filtravano anche l’imbroglio e lo sfruttamento. Il riferimento che Gesù fa alla "spelonca di ladri" si ricollega immediatamente a un famoso testo di Geremia in cui il profeta rimprovera la gente del suo tempo: " Se non opprimerete lo straniero, l'orfano e la vedova, se non spargerete il sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia altri dei, io vi farò abitare in questo luogo, nel paese che diedi ai vostri padri da lungo tempo e per sempre. Ma voi confidate in parole false e ciò non vi gioverà: rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dei che non conoscevate. Poi venite e vi presentate alla mia presenza in questo tempio, che prende il nome da me, e dite: Siamo salvi! per poi compiere tutti questi abomini. Forse è una spelonca di ladri ai vostri occhi questo tempio che prende il nome da me?" (7,6-11: l’elenco di sei peccati ricorda che l’elenco è incompleto e nel tempo può cambiare e allungarsi). Per l’occasione, tuttavia, si può anche dire che Gesù contesta le pratiche religiose e culturali nel Tempio di Gerusalemme, assumendosi la responsabilità di cancellare i sacrifici di animali (e quindi la loro compravendita) per restituire al tempio la sua vocazione di: "casa di preghiera per tutti popoli" (Isaia 56,7). Non a caso Matteo aggiunge subito che, nel tempio, ciechi e storpi vanno incontro a Gesù ed egli li guarisce. Ma, dice la Scrittura, agli storpi era proibito entrare nel tempio (2 Samuele 5,8). Quello che perciò Gesù fa è profondamente rivoluzionario per tutta la struttura ebraica e per la conduzione del culto del Tempio di Gerusalemme. Di questa comunità nuova fanno parte anche i bambini perché riconoscono che Gesù è "il figlio di Davide" (v15) mentre ne sono esclusi i sommi sacerdoti e gli scribi, pur avendo visto le meraviglie che Gesù fa. La giustificazione delle grida dei bambini è offerta a persone che già conoscevano, per il loro ruolo, la Scrittura: "La maestà di Dio viene esaltata dal candore e la gioia dei più piccoli". (Salmo 8,3). Così, in questo testo, il rapporto con Dio è cambiato e va oltre i gesti o le cose che vengono offerte. Il rapporto unico si stabilisce fondamentalmente nella preghiera il cui spessore deve poter comprendere attesa, richiesta, riconoscenza, coinvolgimento di tutti popoli (“casa di preghiera per tutti i popoli” Is 56,7). Da Caritas in veritate n.1 (Benedetto XVI 29 giugno 2009) Lettera enciclica sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità. “La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s'è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera. L'amore — « caritas » — è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace. È una forza che ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta. Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr Gv 8,22). Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniarla nella vita sono pertanto forme esigenti e insostituibili di carità”. |